venerdì 30 settembre 2011

In forse gli scatti stipensiali per il 2011...e per gli anni futuri?

Dalla Corte dei Conti arriva la critica, non si sono raggiunti gli obiettivi di riduzione della spesa previsti dall'art. 64 della legge 133/08 quindi in forse i 664 milioni di euro previsti per gli scatti di anzianità relativi al 2011. La causa, secondo la CdC, è da rintracciarsi nella mancata riduzione degli organici a seguito della sentenza della Corte costituzionale che assegna alle Regioni l'esclusiva materia di razionalizzazine della rete scolastica.
Salta dunque l'accordo con i sindacati che prevedeva un diverso trattamento del blocco degli scatti per la pubblica amministrazione previsto dalla legge del 30 luglio 2010 n. 122, attingendo da quel 30% dei risparmi provenienti dai tagli e destinati alla meritocrazia.
Un problema che con molta probabilità si riproporrà anche per il 2012, 2013 e 2014. In forse anche gli scatti retributivi maturati negli anni 2013 e 2014 per i neo immessi in ruolo.
I sindacati non ci stanno.
La UIL chiede di "evitare ulteriori tensioni ed incertezze nel mondo della scuola" e invita i ministri affinchè procedano alla certificazione delle risorse.
Scrima, CISL, chiede di "onorare gli impegni", dal momento che "sugli scatti di anzianità esiste un’intesa che ha già funzionato per il 2010 e deve valere anche per gli anni successivi", "gli impegni sono chiari - afferma il segretario - sottoscritti nel decreto interministeriale 3 del 14.1.2011, e grazie a quell’intesa gli scatti maturati nel 2010 sono regolarmente pagati dal gennaio scorso: per quelli relativi al 2011 il percorso è tracciato e parte dalla certificazione delle risorse disponibili."
La FLCGIL chiede invece di "convocare i sindacati scuola sugli scatti di anzianità per conoscere i tempi entro cui verrà percepito l’aumento" e accusando "questo governo dichiara e smentisce se stesso, alimentando caos e incertezze."
Rino Di Meglio, segretario FGU ha commentato così la notizia: "è di una gravità eccezionale e ci lascia sorpresi, considerata l´entità gigantesca dei tagli che hanno colpito la scuola. Se questa è la premessa per non onorare l´impegno assunto dal ministro dell´Economia, Giulio Tremonti, la risposta del mondo della scuola non potrà che essere forte". E rilancio una protesta unitaria a fine ottobre.

mercoledì 28 settembre 2011

A Parma si lucra sulle mense scolastiche

parma-corrottiTutto fa brodo per i politici parmensi, anche mense scolastiche e asili d'infanzia. La rete che unisce amministratori, funzionari comunali e imprenditori locali ha lucrato su tutto. Tangenti e favori, in cambio di appalti. Per il momento l'unica differenza con altri casi simili è che non emerge il corpo della donna intesa come merce dei scambio.
La città di Parma risulta essere ancora una volta il paradigma della gestione politica ed economica dell'intero paese. Da un lato la speculazione del mondo imprenditoriale, che fa sponda con l'altro lato della politica securitaria, in modo da distogliere l'attenzione pubblica dai grandi interessi sociali ed economici.
Dal crac Parmalat al caso di Emmanuel Bonsu, passando per il giro di mazzette dell'ultimo periodo, la città di Parma ha vissuto con mano tutto il marcio del modello neoliberista all'italiana, condito di favori politici e interessi della grande criminalità. Ma a farne le spese sono sempre stati gli abitanti del ducato.
La situazione per il sindaco Pietro Vignali, alla guida di una coalizione civico-pidiellina, si fa ancora più esplosiva perché difficilmente può continuare a dire che “non sapeva”, sal momento in cui è coinvolto l'assessore comunale alla Scuola e il suo segretario che chiedevano somme di denaro o assunzioni di amici o altri beni in cambio della proroga dell’appalto di gestione del servizio mensa degli asili e delle scuole d’infanzia.
Sicuramente ciò che è accaduto oggi, farà riprendere le mobilitazioni di quello che è stato definito il primo movimento “indignato” italiano, e che nel periodo prima dell'estate ha saputo incidere e far valere la propria voce di protesta contro un modello di governo altamente corrotto.

La scuola di classe: pollai alle statali, salottini alle private!

Le scuole cattoliche sono in calo d’iscrizioni? Pronto il rimedio: moltiplicazione di fondi pubblici per classi-culla. E alle statali? Tagli e classi-pollaio.

di Maria Mantello


“Vuoi fare un figlio peggio? Mandalo in collegio!”. E il collegio era soprattutto cattolico. Svuotati di ragazzi, oggi si sono riconvertiti molto spesso in alberghi. Restano tuttavia le scuole che prima vi erano annesse, che tuttavia sono alle prese con la crescente emorragia di iscrizioni e non riescono in sempre più casi ad avere neppure una sezione completa per almeno un solo ciclo di studi. Soprattutto alle Superiori.

Insomma le scuole private (cattoliche nella stragrande maggioranza) arrancano. Ma non i finanziamenti statali. Grazie all’invenzione del “sistema paritario integrato” dell’allora Ministro dell’Istruzione Luigi Berlinguer che, alla spasmodica ricerca di unzioni curiali, trasformava le scuole private, da istituzioni a cui la nostra Costituzione riconosceva la parità nel rilasciare titoli di studio equipollenti, ad erogatrici paritarie di un servizio pubblico.

Un ruolo dunque addirittura complementare e funzionale a quello esercitato dallo Stato attraverso le sue scuole. Con questo pasticcio giuridico del “sistema paritario integrato” e aggirando l’articolo 33 della Costituzione che esclude ogni sovvenzione pubblica (senza oneri per lo Stato), erogazioni e pubbliche esenzioni sono state perfezionate dal 2000 al 2005. E proprio nel 2005, il “generoso” Berlusconi allargava la borsa dello Stato con circa 500 milioni di euro.

E che si siano via chiamate “concessione di contributi” o “partecipazione alle spese delle scuole paritarie” o “buoni scuola per le famiglie” del governo centrale o periferico (“buoni” cumulabili per altro), la sostanza non cambia. Così è accaduto, che il denaro della collettività, che dovrebbe essere impiegato per sostenere l'unica scuola libera, quella statale, sia stato legalmente stornato verso scuole private, dove chi vi insegna deve contrattualmente aderire all’impostazione ideologica dell’Ente gestore.

Come possano essere paritarie alle statali scuole dove domina un pensiero confessionale resta per l’ordinamento democratico un mistero (di fede?), che evidentemente non soddisfa affatto la maggioranza degli italiani, che continuano a preferire la Scuola statale, dove non ci sono scorciatoie per la promozione, né sconti sulla formazione al pensiero scientifico-riflessivo-problematico. Evidentemente, nonostante gli sforzi governativi per declassarla, questa resta “la Scuola”: fondamentale investimento per la formazione e l’emancipazione individuale. Pertanto, poiché nessuna sutura finanziaria pubblica sembrava arrestare l’emorragia di iscritti alle private, si è giunti a ridurre il numero di alunni per classe. Il salotto-classe dei già esigui 10 alunni, veniva infatti portato dal ministro Moratti (DM 27/2005) a 8.

Intanto alle statali di studenti per classe ne occorrevano tre volte tanti. Uno scandalo! Che forse spingeva il ministro Fioroni a stabilire (D.M. 267/2009) che all’atto della richiesta di parità, «il gestore o il rappresentante legale della gestione» dichiarasse «l’impegno a costituire corsi completi e a formare classi composte da un numero di alunni non inferiore ad 8, per rendere efficace l’organizzazione degli insegnamenti e delle attività didattiche». Ma di fronte all’insurrezione delle private a colpi di Tar (sentenze 7265/09 e 7269/09), che escludono la necessità di mantenere in piedi almeno un corso di studi intero, e addirittura non escludono classi con meno di 8 allievi, Fioroni non impugna le decisioni, come avrebbe potuto, e così le sentenze sono definitive. E il Ministro Gelmini con cura le applica.

Di conseguenza, mentre nessuno osa neppure di fronte alla crisi tagliare un euro alle paritarie (anzi nel 2011 vengono foraggiate con un aggiunta di 245 milioni di euro), per le classi - salotto delle private potrebbe bastare addirittura un divanetto per due. Una lezione privatissima, che potrebbe rischiare di far aumentare il numero degli insegnati di queste scuole privilegiate. Ma, stando ai ricorsi che arrivano ai Giudici del lavoro, sembrerebbe di no: alle private si lavorerebbe per poco o finanche gratis, pur di acquisire gli agognati punti da spendere poi nelle graduatorie delle statali. Un segnale di tendenza al lavoro nero dunque, che trova conferma nei dati Istat, riferiti al 2008 - 2009 e pubblicati il 21 settembre 2011, che alla voce Misura dell’occupazione non regolare nelle stime di contabilità nazionale segnalano un aumento di lavoratori irregolari del 10,5% comprensivo del comparto scuola. Ora, visto che nello Stato il lavoro in nero è impossibile, non sarebbe forse il caso di indagare nelle scuola private-paritarie? O forse lo impedisce il Concordato?

lunedì 26 settembre 2011

IL NEUTRINO? IN FONDO AL TUNNEL A DESTRA...

Non ce ne eravamo accorti, ma il Ministero dell’Istruzione dell’università e della Ricerca italiano ne è sicuro.

Esiste un tunnel di 732 Km tra il Cern di Ginevra e il Gran Sasso e non lo sapevamo. Di più: “Alla costruzione del tunnel tra il Cern ed i laboratori del Gran Sasso, attraverso il quale si è svolto l’esperimento, l’Italia ha contribuito con uno stanziamento oggi stimabile intorno ai 45 milioni di euro”. Gelmini dixit.

Sfidando qualsiasi senso del ridicolo e con una battuta che starebbe bene in un film di Bombolo (Sordi è già troppo intellettuale) il ministro ricostruisce a modo suo l’esperimento che in questo momento sta smuovendo il mondo scientifico, e copre di ridicolo lei, il Ministero che guida, il Paese. Nessun tunnel, ma un fascio di neutrini che è stato ‘sparato’ dal Cern di Ginevra per un viaggio sotterraneo che dura 2,4 millisecondi, raggiunge la profondità massima di tre chilometri per effetto della curvatura terrestre e termina al Gran Sasso, dove il fascio è ‘fotografato’ da un rilevatore e ne viene misurata la velocità.

Quindi tranquilli, soprattutto i cittadini di Firenze che si trovano sulla traiettoria: il viaggio delle particelle, perfettamente rettilineo, non impegna nessuna struttura costruita dall’uomo; e nessuno potrà usare tale esperimento per giustificare una nuova Tav sotto il Trasimeno.

Purtroppo però per noi, il ministro pensa che i soldi che l’Italia dà per la partecipazione al Cern siano finiti nella costruzione di qualcosa che con la fisica delle particelle ci sta come i cavoli a merenda: un bel tunnel che farebbe impazzire dagli incubi qualsiasi progettista: ben 732 chilometri, opera inconcepibile e impossibile (quello più lungo costruito dall’uomo è a tutt’oggi il nuovo San Gottardo, solo 57 chilometri, roba da ragazzi). Del resto, non è questo il “governo del fare”? Non si riesce a fare il Ponte sullo Stretto, almeno abbiamo fatto un tunnel tra Cern e Gran Sasso…

Il ridicolo toglie il fiato, ma vorremmo consigliare il ministro: quando avrà terminato di compiere gaffes e danni in Italia, quando avrà cessato di colpire la scuola e l’università e la ricerca nel suo infelice Paese, vantandosi di meriti inesistenti per dare un senso a una reale incompetenza e ignoranza, dovrebbe andare su Alpha Centauri in visita: pare che lassù stiano costruendo un tunnel tra Vega e Cassiopea: in tre secondi sei in un altro mondo, e nessuno ti conosce…

martedì 20 settembre 2011

INGLESE ALLE PRIMARIE...LO SCIVOLONE DELLA GELMINI

Delle tre "I" della Moratti, la Gelmini mi scivolò sull'Inglese. Docenti non formati, insufficienti e orario in tilt: un comunicato della FLCGIL sull'argomento mette in risalto carenze e forzature di una scuola asservita al risparmio e ai tagli. Con la riforma si è detto addio agli insegnanti specializzati di inglese, la lingua dovrà essere insegnanta dai docenti curriculari.
Ma le scuole sono andate in tilt. Da un lato i 9.000 specialisti che coprivano all'incirca 54.000 classi dovevano essere sostituiti dai docenti curriculari, ma dopo un corso di formazione. In realtà il MIUR ha avviato corsi per 2000 maestre e maestri, a fronte di un fabbisogno di 25.000.
Dall'altro l'orario delle scuole è andato in tilt, dal momento che i docenti in grado di svolgere tale funzione sono limitati. Così le scuole hanno dovuto avviare degli escamotage. Ad esempio in molti casi si obbliga che ad insegnare l'inglese siano gli insegnanti di altre classi, stravolgendo la didattica, o imponendo un orario aggiuntivo, insegnando inglese in un numero imprecisato di classi e senza la certezza del pagamento delle ore aggiuntive.
Escamotage che in realtà violano la normativa, dal momento che la circolare n. 63 del 13 luglio 2011 impone che, leggiamo dal comunicato FLCGIL, "il docente titolare di posto comune in possesso del titolo per insegnare la lingua inglese è tenuto ad operare "anche" per la lingua inglese, ma sullo stesso numero di classi che sono previste per tutti gli altri docenti e mai in altre classi "solo" per la lingua inglese". Il sindacato ,inoltre, sottolinea che "che qualunque utilizzazione del personale deve passare attraverso la contrattazione di istituto".

sabato 17 settembre 2011

BASTA CON LA SCUOLA DEL CUORE...RICOMINCIAMO A FAR PENSARE...

La cultura dominante, dalla pubblicità ai reality, celebra il trionfo dell'emotività e del desiderio. Anche la scuola italiana è stata contagiata da questa dittatura ideologica delle "passioni": occorre avere il coraggio di riportare nelle aule la ratio, il logos, l'arte dei nessi e delle consonanze.

Il solito sacrosanto coro di lamentele accompagna come tutti gli anni la riapertura delle scuole: manca questo e manca quello, hanno tagliato di su e di giù, i programmi sono troppo così e poco cosà, e come se non bastasse molti servizi stanno diventando a pagamento, tanto da far assomigliare, nei costi, la scuola pubblica a quella privata.

Certo la Gelmini non ha aiutato granché il pericolante edificio dell'istruzione statale, anzi quando ha potuto ha mollato qualche bel colpo di piccone. E se il pesce puzza dalla testa, il resto del corpo è già abbastanza fradicio: gli insegnanti non riescono a insegnare, i ragazzi faticano a imparare, le famiglie delegano, ondeggiano, latitano e tutto l'acquario sembra ormai piuttosto torbido.

Ma vogliamo provare, invece di piagnucolare al vento, a dire come andrebbe corretta la scuola italiana, quali sono i deficit e quali i possibili rimedi? In che modo lo spirito del tempo ha inquinato l'idea della conoscenza, e come si potrebbe rilanciare il sogno di un mondo che studia, apprende, diventa comunità già nelle aule e nelle palestre e nei cortili della scuola? Ho una convinzione, forse può apparire un po' antipatica ma non importa, credo di aver analizzato bene in questi anni i nostri adolescenti e di aver individuato il punto dolente.

Tutto è cominciato a precipitare nel momento in cui qualcuno ha stabilito che l'emotività è l'unico campo in cui si realizza il giovane. Sappiamo bene l'importanza delle ragione del cuore di Pascal, del pensiero emotivo, della forza creativa che vive nei sentimenti e certo non vogliamo che i nostri ragazzi a scuola divengano dei robot: però ho l'impressione che sia stata una debolezza micidiale la rinuncia alla logica, alla razionalità, all'analisi e alla sintesi, all'intelligenza che sa muovere i pezzi sulla scacchiera e le parole nel discorso e i numeri nei quaderni a quadretti.

La cultura è il tentativo di dare una forma e un ordine al caos. Per questo studiamo le tabelline e la sintassi, Aristotele e il sonetto, Dante e Kant e la storia e la chimica e la biologia. Chiunque ama l'arte sa che il disordine del dolore può essere la materia bruta dell'opera: ma perché ci sia un valore e un senso l'artista deve tirare fili invisibili, cucire, legare e slegare, mettere in prospettiva, unire ciò che pare crudelmente diviso. E la scuola questo deve riprendere a fare, contro la cultura del desiderio che vive di smanie istantanee, puntiformi e distruttive, contro chi agita nei ragazzi solo l'emotività, come se la vita fosse solo sballo, divertimento, notti da inghiottire e giorni da dormire e corri dove ti porta il cuore.

Tutta la pubblicità si muove nella direzione dei sentimenti più fasulli e ridicoli: la scuola deve andare nella direzione opposta, verso la ratio e il logos e l'arte dei nessi e delle consonanze. Il pensiero piccolo divide, il pensiero grande unisce, dice Lao-Tze. Intendiamoci: dare corso ai desideri fu un pensiero "rivoluzionario", 40 anni fa. Ma oggi, quando tutto si è ridotto a slogan suggestivo e vuoto, la vera rivoluzione è riappropriarsi della sostanza.

E allora, come ridare forza al pensiero, oggi calpestato dall'orda trionfante e barbara delle sensazioni spicciole, dall'impressionismo e dalla destrutturazione? La lettura è fondamentale perché tuffa lo studente nello scorrere progressivo del tempo, nell'evoluzione dei caratteri, nella riflessione sulle piccole esistenze individuali e sulla vita grande che le contiene. Il prima e il poi segnano una strada. Ovviamente la matematica è la base del pensiero logico: i nostri ragazzi faticano moltissimo anche per risolvere una semplice equazione, spesso respingono l'universo dei numeri proprio perché li obbliga a pensare, a mettere in fila i passaggi, a trovare la soluzione esatta. Più letture, più matematica, dunque, ma anche più filosofia e più traduzioni dalle lingue straniere. Sarebbe bellissimo, poi, se tutti i ragazzi studiassero la musica capirebbero come nelle note si sposano la precisione e la sensibilità.

Questa è la prima mossa da fare, la più importante. Poi si tratta di ricostruire un rapporto tra le generazioni. La maggior parte degli insegnanti pensa che gli studenti siano dei decerebrati volgari e ignoranti, e la maggior parte degli studenti pensa che gli insegnanti siano dei vecchi amareggiati e inutili. Anche qui temo che grandi danni siano venuti dalla malizia dell'economia, quella del marketing che pensa agli esseri umani in termini di target, che separa le età per poter vendere meglio i prodotti più adatti ai ventenni e alle sessantenni, musica e dentiere. La piazza si è frantumata, la comunità si è sbriciolata in calcinacci generazionali, ogni gruppo sta per conto suo, sospettoso, diffidente, scorbutico. Bisognerebbe ritornare all'unica grande divisione, quella tra i vivi e i morti, e forse nemmeno questa è così inevitabile. Siamo tutti qui, tutti vivi finché dura, e allora nella scuola gli adulti e i ragazzi hanno ancora tanto da scambiarsi, da regalarsi, tanto da discutere e litigare.

Ancora qualche idea per ricominciare in modo positivo: la scuola italiana deve essere legata al grande patrimonio culturale della nazione e allo stesso tempo deve mantenersi aperta al futuro. Deve essere il punto di contatto tra la Storia e il Divenire, tra ieri e domani. Dunque tutti i ragazzi italiani dovrebbero aver letto i dieci libri fondamentali per la nostra identità nazionale, e aver visto e studiato i pittori che da tutto il mondo vengono a vedere, ma la scuola non può vivere col torcicollo, tutta rivolta al passato: deve attrezzarsi per capire il presente, dunque abbonarsi a riviste e giornali, aprire alle nuove forme di comunicazione, la tecnologia è qualcosa che si può usare e studiare insieme, facendo capire come nasce, perché funziona, tenendo vivo il contatto con quello che accade oggi.

Se non è così, non ci sarà alcuna speranza di conquistare i ragazzi. Per questo mi auguravo che ogni professore fosse fornito di un tesserino per avere veri sconti in libreria e al cinema e a teatro e nei musei. Mi sembrava che la Gelmini avesse accettato l'idea, poi non se n'è più parlato. Gli insegnanti devono essere intellettuali del nostro tempo, non tristi pappagalli spennacchiati che ripetono la stessa lezione da trent'anni. Insomma, la scuola deve tornare a essere un luogo dove pulsano l'intelligenza e la curiosità, non può ridursi a un ospizio di nonni malinconici che provano invano a tenere a bada torme di nipotini urlanti.


di Marco Lodoli, la Repubblica 31 agosto 2011

La manovra che peserà per 33 mld su famiglie e deprimerà ulteriormente i consumi

da la Repubblica
La manovra varata dal governo pesa per ben oltre la metà sulle famiglie italiane e deprimerà ulteriormente i consumi. Nel suo intervento introduttivo in occasione del Meeting 2011, il presidente di Confesercenti, Marco Venturi traccia un quadro della situazione allarmante e chiede che di "cambiare rotta e rendersi conto che, per reperire risorse, sono necessari tagli alla spesa poiché la pressione fiscale effettiva è alla soglia insostenibile del 54%. La previsione trova conferma anche nelle stime della Cgia di Mestre: "Per i contribuenti onesti è sicuramente una notizia shock: nel 2014, gli effetti complessivi delle manovre correttive di luglio e di Ferragosto faranno schizzare la pressione fiscale reale oltre il 54%", aggerma il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi, indicando che si tratta di un livello "che rischia di deprimere l'economia e gettare nello sconforto milioni e milioni di italiani fedeli al fisco". E per il presidente dell'Istat, Enrico Giovannini, per poter mantenere il livello di consumi durante la crisi le famiglie hanno eroso il livello dei risparmi: "In italia - ha evidenziato - durante e dopo la crisi la propensione al consumo è aumentata, mentre il tasso di risparmio delle famiglie nel 2010 è calato del 9%. Le famiglie hanno cioè ridotto il risparmio per mantenere i livelli di consumo. Questo - ha aggiunto - significa che le famiglie hanno considerato che la crisi fosse temporanea, transitoria mentre ora - ha fatto notare - si stanno rendendo
conto che la crisi non è provvisoria e i dati sul clima di fiducia stanno peggiorando ulteriormente visto che le misure prese nella manovra prefigurano 3-4 anni di stretta molto forte".
 
Con aumento Iva, 140 euro in più a famiglia
. L'aumento dell'Iva stabilito dalla manovra economica si tradurrà in 140 euro di aumento medio annuo per ciascuna famiglia, stando a quanto sostiene Venturi, secondo cui l'aumento di un punto dal 20 al 21% graverà per il 70% sulle famiglie. L'aumento - sostiene lo studio diffuso nel corso del meeting - sarà più marcato al Nord-est (166 euro a famiglia ogni anno), seguito dal Nord-ovest (158), dal Centro (138), Sud (113) e Isole (102). Guardando alle professioni, la crescita sarà di 220 euro per imprenditori e professionisti, 170 per i lavoratori in proprio, 189 per impiegati e dirigenti, 149 per operai e assimilati, 104 per i pensionati e 95 per altra condizione (cassintegrati, disoccupati). La manovra sull'Iva, inoltre, unicamente per la parte riguardante i consumi delle famiglie, sempre secondo lo studio inciderà dello 0,48% sull'inflazione e porterà un gettito annuo aggiuntivo di 3,4 miliardi di euro. Confesercenti sottolinea poi alcune incongruenze dell'aumento dell'Iva. ''Appaiono anacronistiche - viene sottolineato - due aliquote molto diverse (4 e 10%) gravanti su beni alimentari le cui differenze sono demandate a complesse definizioni e a scarsa o nulla logica''. Inoltre, viene evidenziato, ''si paga il 20% di Iva se si acquista il caffé da preparare in casa, mentre se lo si consuma al bar viene gravato del 10%''.

Crescita zero. "Sulla crescita economica - ha detto Venturi - i conti, dopo la approvazione della manovra, non tornano: dalle previsioni aggiornate Confesercenti-Ref risulta che le speranze di ripresa nel 2012 svaniscono con un Pil che crescerà solo dello 0,1% e con i consumi delle famiglie bloccati su una allarmante crescita zero rispetto al 2011 (dopo aver registrato nel 2010 l'1% e quest'anno solo lo 0,5%). La nostra stima è che gli interventi diretti e indiretti della manovra graveranno sulle famiglie per 33 miliardi dei 54 complessivi".

Aggredire la spesa pubblica
. Secondo Venturi, "si deve prendere atto che l'unica via percorribile non è certo quella, impraticabile, del prelievo fiscale che avvelena i pozzi dello sviluppo colpendo fiducia, consumi  ed investimenti, ma è quella di aggredire la spesa pubblica. Non solo per quantità intervento, ma soprattutto per qualità. Si ricorre come sempre alla leva fiscale, tanto che 36 miliardi della manovra sono basati sulle tasse, di cui 16 da meno agevolazioni". Per Confesercenti, ha ribadito Venturi, "alcune priorità che possono cominciare ad aprire spazi per recuperare risorse allo sviluppo sono i tagli nel numero dei parlamentari, membri di Governo, consiglieri, assessori; tagli draconiani nelle consulenze pubbliche; abolizione di tutte le province; interventi decisi su comunità montane e micro comuni; accorpamento di circoscrizioni e municipi; condividere servizi per aree vaste a partire da nettezza urbana e trasporti nonché dall'acquisto di beni e servizi".

Scelte coraggiose anche contrarie a politica. Il presidente di Confesercenti ha poi sostenuto che "servono scelte coraggiose anche in contrasto con forti interessi politici che possono essere rimossi solo con pressioni decise ed ampie dei cittadini-elettori". Perché, ha affermato ancora Venturi, "per l'Italia come per l'Unione Europea è sempre più centrale intervenire sul binomio debito/bassa crescita. Il debito può essere gestito solo con le armi della crescita e della fiducia, tenendo conto anche dello strapotere di grandi capitali che viaggiano senza controlli da un continente all'altro alla ricerca di rendimenti vantaggiosi e dell'irrompere sulla scena mondiale di altre economie che condizionano l'andamento economico globale, dalla Cina al Brasile, dalla Russia all'India".


la scheda dei prezzi che aumentano

venerdì 16 settembre 2011

PALERMO - Precari della scuola occupano l'USP

precari-scuolaTra pochi giorni avrà inizio anche in Sicilia l'anno scolastico in un clima che si preannuncia già rovente: a causa dei tagli imposti dalla riforma Gelmini, infatti, per centinaia di insegnanti l'assegnazione dell'incarico nelle varie scuole da parte del provveditorato avverrà con netto ritardo e dopo l'inizio dell'anno scolastico (con il calendario attuale non prima del primo ottobre il personale riuscirà a prendere servizio). Un "astuto" stratagemma che permetterà di pagare fino ad una mensilità in meno per ogni precario e che relegherà ancora una volta, e sempre di più, professori e personale scolastico ad una condizione di estrema precarietà che non farà che ripercuotesi sugli studenti e sulla qualità del loro percorso scolastico.
A fronte di questa situazione già da questa mattina un gruppo di precari ha occupato il terzo piano dell'ufficio scolastico regionale chiedendo che le nomine, da parte del provveditorato, vengano effettuate, come di consueto, prima dell'inizio dell'anno. A questo aggiungono la richiesta che dal Ministero arrivi l'assegnazione di 650 posti, invece degli insufficienti 150 già assegnati, tra personale docente e personale Ata per sopperire alla mancanza d'organico, annoso problema che da anni affligge le scuole del capoluogo siciliano e della provincia, smentendo così le dichiarazioni della Gelmini che aveva assicurato che l'inizio dell'anno scolastico si sarebbe svolto con regolarità senza problemi per gli alunni e per gli insegnanti stessi.
Dall'occupazione gli insegnanti e il personale Ata hanno inoltre ribadito l'appuntamento che vedrà, per domani mattina, di fronte allo stesso provveditorato, lo svolgersi di un'assemblea pubblica dei precari della scuola e si sono detti pronti a rilanciare la loro lotta.

da InfoAut

Uno dei Teatri più antichi d'Italia...Occupato dai dipendenti...

http://www.teatrovalleoccupato.it/tag/blog

mercoledì 14 settembre 2011

Rapporto Ocse: ministro Gelmini si dimetta insieme ai segretari dei sindacati che l’hanno sostenuta

da ANIEF
I dati dimostrano come negli ultimi tre anni le scelte politiche del reggente del Miur, concordate sistematicamente con alcune OO. SS., abbiano allontanato la scuola italiana dall’Europa, contribuito a mortificare la professione degli insegnanti, disposto un servizio ristretto agli studenti.
Gli stipendi sono diminuiti negli ultimi dieci anni dell’1% mentre nella UE sono cresciuti del 7%; a parità di grado di istruzione, sono in Europa del 40% maggiori che in Italia, ma quale prospettiva futura aspetta 800.000 insegnanti? Ancora tagli, per via del blocco del contratto e degli scatti di anzianità disposto dal Governo per il quadriennio 2010-2013 con il consenso di alcune organizzazioni sindacali che hanno sottoscritto, persino, la scomparsa di un gradone stipendiale per i 30.000 neo-assunti nel 2011.
La spesa per l’istruzione è salita del 6% a casa nostra rispetto al 34% del Vecchio Continente, per un totale del 4,8% del PIL rispetto al 6,1% della UE, eppure il Governo senza alcuna seria opposizione dei sindacati ha tagliato 100.000 posti di personale docente/assistente tecnico-amministrativo e ha eliminato quasi 3.000 presidenze, lasciando tecnicamente più della metà degli edifici inagibili, a rischio, con aule sottodimensionate in rapporto ad alunni e personale educativo. E tutto ciò a parità di un tempo scuola complessivamente superiore alla media europea. Nel futuro, ancora tagli e accorpamenti tra istituti e classi concorsuali con il blocco del turn-over e il ritardo di un anno dei nuovi pensionamenti.
Pochi laureati, ma anche pochi fondi all’università con il blocco dei concorsi, la messa ad esaurimento del ricercatore universitario, il blocco della didattica con l’accorpamento dei corsi di laurea e la chiusura delle sedi periferiche dovuta all’assenza del personale docente strutturato, con conseguente proliferazione dei contratti gratuiti di insegnamento e della fuga di cervelli appositamente formati.
L’unica scelta di cui potrebbe vantarsi il Governo è la riduzione del personale docente: secondo la UE vi sono troppi insegnanti in rapporto al numero degli alunni, 1/11 rispetto a 1/16 ma ovviamente nel rapporto non si commenta il fatto che abbiamo 91.000 insegnanti di sostegno e 26.000 insegnanti di religione, caratteristica tutta italiana e apprezzata anche dalle famiglie che giustifica ampiamente tale sproporzione.
E non si vuole commentare la gestione pessima delle graduatorie ad esaurimento del personale docente, le plurime censure dettate dai Tribunali della Repubblica agli atti disposti dal ministro nei confronti del personale precario, che hanno così allontanato l’Italia dall’Europa da farne violare una precisa direttiva comunitaria.
Di fronte a questi dati oggettivi, il ministro Gelmini dovrebbe prendere atto di non essere stata minimamente in grado di gestire il settore dell’istruzione, dell’università e della ricerca in seno al Governo e farebbe bene per amor di patria a rassegnare le sue dimissioni, ma insieme ai suoi complici, ovvero a quei segretari generali di alcune organizzazioni sindacali della scuola che hanno in questi tre anni sempre sostenuto, coperto se non addirittura ispirato le sue scelte, perdendo di vista l’interesse dei lavoratori, delle famiglie, del Paese.
Soltanto con un nuovo ministro competente e nuovi leali sindacalisti si potrà rilanciare il settore dell’istruzione.

Linee guida per bambini con DSA

 Pubblico il link per leggere le Linee guida per il diritto allo studio degli alunni e degli studenti con disturbi specifici di apprendimento.


http://ic-marconi.scuolaer.it/SitoMarconi/Nuovo/integrazione_file/linee_guida_sui_dsa_12luglio2011.pdf



lunedì 12 settembre 2011

INIZIA LA SCUOLA...OVVIAMENTE CON TAGLI!!!

Lezioni al via in 12 regioni. Ma nel 2011 il budget per l'autonomia degli istituti scende a 79 milioni di euro. In futuro attività e servizi a spese delle famiglie. 

di SALVO INTRAVAIA ROMA - Maxi-taglio ai fondi per l'autonomia scolastica alla vigilia dell'apertura dell'anno scolastico. Oggi, per 4 milioni di alunni di 12 regioni suonerà la prima campanella, nei giorni successivi toccherà ai compagni delle altre regioni. Ma insegnanti, alunni e genitori troveranno scuole ancora più povere e l'anno scolastico inizia tra le proteste. Rete e Unione degli studenti medi in mattinata daranno vita a volantinaggi e flash mob davanti alle scuole. Alle 15 in 30 città e davanti alla sede del ministero dell'Istruzione è previsto un rumoroso cacerolazo con pentole, cucchiai e coperchi.

Nei giorni scorsi, intanto, l'Esecutivo ha trasmesso alla Camera lo schema di direttiva ministeriale che finanzia la cosiddetta autonomia scolastica, con una sforbiciata del 38 per cento sui fondi che arriveranno alle scuole. E i presidi sono costretti a chiedere aiuto ai genitori. Oltre alle spese per il personale, che paga lo stato, le istituzioni scolastiche ampliano l'offerta formativa con una miriade di attività e servizi aggiuntivi che in futuro dovranno pagarsi le famiglie. Basti pensare al servizio pre e post-scuola, che consente ai genitori che lavorano di accompagnare in anticipo e prelevare in ritardo a scuola gli alunni delle materne e delle elementari, alle attività di recupero e sostegno per gli alunni in difficoltà e a quelle per i disabili. Fondi che sono usati anche per il potenziamento della lingua straniera, le gite scolastiche, le attività teatrali e di cineforum e per quelle alternative alla Religione cattolica.

Ma per la prima volta il budget che dà un senso all'autonomia scolastica scende al di sotto dei 100 milioni di euro. Per il 2011, sono previsti poco meno di 79 milioni, un anno fa gli istituti si divisero quasi 127 milioni. Dal 2001 il finanziamento si è assottigliato del 71 per cento: erano 521 i miliardi di lire, pari a 269 milioni di euro, che dieci anni fa arrivavano nelle casse scolastiche. L'elenco delle iniziative nazionali e locali remunerate con questa legge è lunghissimo, ma alle scuole interessano due voci: i fondi per la "realizzazione del Pof" (il Piano dell'offerta formativa) e quelli per l'aggiornamento dei docenti, letteralmente falcidiate. In tutto, per le attività del Pof 2011, le oltre 10 mila scuole italiane riceveranno 12 milioni, un anno fa erano 48 i milioni e nel 2001 addirittura 162. Nel 1997 fu varata l'autonomia scolastica, con la quale le scuole potevano, e possono, adattare l'offerta formativa alle esigenze dei territori.

Per realizzarla, gli istituti predispongono questo Piano le cui attività vengono remunerate con i fondi provenienti da Roma. Ma i trasferimenti statali sono ridotti all'osso e i presidi si rivolgono ai genitori. Una prassi considerata "illegittima" dalla Ragioneria generale dello stato e "odiosa" dalla stessa Gelmini, che qualche mese fa puntò il dito contro i presidi. Ma sbirciando tra i bilanci di previsione 2011 delle scuole si scopre che in parecchi casi i "finanziamenti dello stato" saranno inferiori ai "contributi volontari" versati dai genitori. Come alla media Giuseppe Moscati di Roma che dei 183 mila euro di "entrate" in bilancio, 100 mila saranno versati delle famiglie e appena 28 mila euro da Stato e regione.

da Repubblica

RISORSE PER BAMBINI CON DSA



VIVO Portable USB è una straordinaria risorsa, unica nel suo genere, che rende parlante il computer. Pagine WEB, testo, documenti, posta elettronica, programmi, finestre, ecc.. vengono letti da qualsiasi computer in cui inseriamo la chiavetta. Non serve l'installazione e non sporca il registro. Questo e tanto altro con un click del mouse...
Il progetto è promosso dal noto Istituto Majorana di Gela che, da tempo, cerca di promuovere i benefici del software libero.
Il promotore dell'iniziativa Vivo Portable USB è Silvio Affaticati (Ylvo COMPANY), che è stato capace di racchiudere, in uno, numerose applicazioni indispensabili a quanti hanno problemi di vista (ipovedenti, non vedenti, dislessici, ecc…) o a quanti vogliono, per qualsiasi motivo, che il computer legga tutto quanto visualizzato sullo schermo.
ViVo presenta numerose caratteristiche e funzionalità, indicate nel seguito, ma quella che lo rende unico al mondo, oltre che avere tutto a portata di click, è la portabilità. Inserendo ViVo in una chiavetta USB possiamo averlo disponibile su qualsiasi computer. Pensate ad un ipovedente che sia fuori dalla propria abitazione: con ViVo avrà la possibilità di potere usare, dovunque, il computer di altri (amici, vacanze, internet point, uffici pubblici, scuole, ecc..).

Sommario delle caratteristiche principali della versione portable
Compatibilità:  ViVo Portable USB è compatibile con Windows XP e con Vista.
Vivo Portable-USB italiana, si distingue perchè: 
è totalmente distaccata dal sistema ospite (Windows);

non sporca il registro di sistema (Windows).
La finestra principale di ViVo è  parlante ed è curata nella grafica e nei colori, per facilitare la visualizzazione delle opzioni offerte, anche a chi ha problemi di vista. Dalla stessa finestra, con un semplice click del mouse possiamo:

navigare con una versione di Firefox parlante e con caratteri ingranditi;
avere una lente d’ingrandimento per lo schermo (configurabile);
accedere direttamente al disco principale;
gestire la posta elettronica;
attivare la lettura dello schermo;
aprire la tastiera a schermo;
ascoltare tantissime emittenti radio via internet;
aprire la sintesi vocale con molte voci;
ridurre ad icona;
uscire dal programma;
rimuovere le periferiche USB (chiavette, ecc..);
avere le informazioni su ViVo (descrizione, guida in italiano, sito, blog, ecc..).

Inoltre abbiamo un bip-puntatore (coordinate audio) che cambia tonalità con lo spostamento del mouse per indicare se il puntatore si trova in alto, in basso, a sinistra o a destra. Ovviamente il bit-puntatore è disattivabile.

Se ViVo otterrà il successo che, sicuramente, merita, nella prossima versione avremo:
Aggiunta della suite OpenOffice.org 3.x, con interfaccia di grandi dimensioni, screen reader integrato e pacchetto accessibilità. Questa è una versione unica al mondo in quanto integra tutto ciò che rende OpenOffice Accessibile e Portable.
Aggiunta di un evidenziatore a schermo. Questo programma risulta essere molto utile a persone affette da maculopatie o deficit di campo visivo.
L'interfaccia completamente gestibile dalla tastiera, con l'ausilio dello screen reader.
Nome file Installa_ViVo.exe, di 197.172.759 byte = 192.552 Kb = 188,04 Mb
Controllate il nome e la grandezza del file exe scaricato.

GIOCHI ED ESERCIZI DI ITALIANO: GRAMMATICA WEB

Segnalo una risorsa della LOESCHER, una delle case editrici più all'avanguardia sul versante dei contenuti didattici digitali.
In questo caso consiglio i colleghi di scuola primaria a fare una visitina dalle parti di Grammatica Web, un simpatico e coloratissimo laboratorio interattivo di grammatica, lessico e testualità.
Una volta inserito un qualsiasi nome e cliccato su Login si accede al laboratorio ed è possibile operare una scelta tra i seguenti argomenti: fonologia, morfologia, sintassi, arriccimento lessicale, strumenti per scrivere testi, prove di comprensione del testo e di conoscenza grammaticale.

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mercoledì 7 settembre 2011

ABOLITO CON DECRETO IL SINDACATO E I DIRITTI DEI LAVORATORI. Incredibile ma Vero!!!

Purtroppo lo avevamo ampiamente previsto. La ricetta di questo governo è ormai nota:
a) si prende un obiettivo qualsiasi tipo la distruzione dei diritti più elementari dei lavoratori,
b) si inserisce in un maxidecreto cacciuccato all'interno del quale si introducono riforme idiote in grado di catturare l'attenzione dei media e di quegli allocchi dell'opposizione.
c) si fa discutere tutto il paese delle riforme idiote
d) si ritirano le riforme idiote
e) rimane ferma solo la riforma obiettivo che, tuttavia, siccome siamo stati magnanimi con la revoca delle riforme idiote, viene inasprita e corretta in favore degli interessi dei più forti.
Et voilà, il gioco è fatto. E' successo con la somministrazione di lavoro, con l'arbitrato e sta succedendo ancora con l'abolizione dell'efficacia dell'art. 18 alla quale è stata aggiunta in extremis la soppressione sostanziale del sindacalismo confederale. L'art. 8 della manovra aggiuntiva, di quel Decreto 138/11, è il perno della riforma intorno al quale sono comparse e poi scomparse un centinaio di poco credibili intuizioni per la soluzione della crisi. Si tassano in via straordinaria i redditi superiori a 90.000 euro. Anzi no, non li tassiamo più. Si aboliscono il 25 aprile, il 2 giugno e il primo maggio. Anzi no, li teniamo. Si aboliscono le province e si accorpano i comuni. Anzi no, va tutto bene così com'è. Abolisco l'art. 18. No, non è vero, anzi, si, è vero.
E l'opposizione, di qualsiasi tipo, da quella bollita e priva di qualsiasi credibilità del PD, che addirittura frena sullo sciopero generale, a quella dei centri sociali più estremisti, ha cominciato a parlottare e a balbettare su queste clamorose minchiate e non ha visto questo bluff clamoroso dell'accoppiata Tremonti-Marcegaglia.
Ovviamente, come detto, in cambio del ritiro di tutte le leggi-minchiata, il Governo ha stretto ancora di più sulla riforma del diritto del lavoro ed ha introdotto il testo definitivo, quello che aveva preparato sin dall'inizio ma che se fosse stato presentato nella sua stesura completa avrebbe suscitato polemiche e reazioni feroci. Oggi, invece, venduto come risultante dell'incontro tra opposte fazioni, come merce di scambio con la scampata eliminazione del 25 aprile, assume una sua dignitosa presentabilità.
Il provvedimento passato in commissione si conferma nel suo nucleo centrale stabilendo che, “fermo restando il rispetto della Costituzione, nonché i vincoli derivanti dalle normative comunitarie e dalle convenzioni internazionali sul lavoro”, le specifiche intese aziendali e territoriali “operano anche in deroga alle disposizioni di legge” ed alle “relative regolamentazioni contenute nei contratti collettivi nazionali di lavoro”. Le intese valide, però, a differenza di quanto stabilito nella versione “Soft” della riforma, saranno non solo quelle “sottoscritte a livello aziendale o territoriale da associazioni comparativamente più rappresentative sul piano nazionale”, ma anche quelle sottoscritte dalle associazioni “territoriali” “con efficacia nei confronti di tutti i lavoratori interessati” che potranno avere ad oggetto: “le mansioni del lavoratore, i contratti a termine, l’orario di lavoro, le modalità di assunzione, le conseguenze del recesso dal rapporto di lavoro”.
L’emendamento approvato in Commissione, cioè, prevede che anche i sindacati percentualmente più rappresentativi a livello territoriale possano sottoscrivere accordi con le aziende. Possono sottoscrivere le intese o le “associazioni dei lavoratori comparativamente più rappresentative sul piano nazionale o territoriale”, ovvero le “loro rappresentanze sindacali operanti in aziende” e le intese, si ribadisce, avranno “efficacia per tutti i lavoratori, a condizione di essere sottoscritte sulla base di un criterio maggioritario relativo alla presenze sindacali”.
Vi risparmio l'analisi sull'esclusione dell'operatività degli accordi di cui sopra per le lavoratrici madri, che, per quanto sacrosanto è solo il frutto di un intervento di Nostro Signore e dei suoi rappresentanti in Parlamento.
Vi invito, invece a riflettere sulla portata epocale di questa novità legislativa. Come già spiegato nel mio precedente intervento (138/11 del 13/8/11: l'apocalisse del diritto del lavoro) a cui vi rimando, ci potranno essere aziende, ad esempio, che, ricattando le rappresentanze sindacali interne con i livelli occupazionali in tempo di crisi, otterranno il placet su accordi che prevederanno, in caso di licenziamento, unicamente un risarcimento del danno in favore del lavoratore limitandolo a poche mensilità, al posto della reintegra e del risarcimento. E per aziende diverse si potranno avere situazioni differenti per cui in una il lavoratore che ha subito il licenziamento illegittimo si prenderà tre mensilità di risarcimento, in un'altra 5, in un'altra ancora 8 a seconda della forza contrattuale della RSU o dei sindacati territoriali. Questo schema, poi, si applica anche alla possibilità di utilizzare sistemi audiovisivi (fino ad oggi fortemente limitato), alla conversione dei contratti precari in contratti subordinato a tempo indeterminato, alle mansioni (e quindi al divieto di demansionamento) e all'orario di lavoro (e quindi ai suoi limiti). Ci troveremo aziende dove un lavoratore sarà costretto a lavorare con strumenti tecnologici che ne misurano la produttività, mentre in altre questo sarà vietato, lavoratori che possono passare da inquadramenti direttivi a semplice manovalanze ed altre dove questo non sarà possibile. Ci saranno aziende dove l'uso del contratto a termine e del contratto a progetto sarà indiscriminato e dove in caso di contratti precari illegittimi la conseguenza non sarà più la trasformazione in contratto subordinato a tempo indeterminato ma altro, magari ancora una volta un banale risarcimento.
Ebbene, non è più solo questo. Questi stravolgimenti senza precedenti della vita delle lavoratrici e lavoratori italiani non potranno essere introdotti solo a seguito di un accordo con i sindacati maggiormente rappresentativi, e quindi, si presume, maggiormente competenti sul piano nazionale ma, sostanzialmente con chiunque, con il primo gaglioffo che passa da quelle parti. Spieghiamo perché.
Prendiamo un'azienda media di una provincia (o, perché no, di un piccolo comun) del sud italia dove storicamente il livello di sindacalizzazione dei lavoratori è basso. Il datore di lavoro che voglia introdurre dei peggioramenti pesanti a danno dei lavoratori quali, ad esempio, l'eliminazione della reintegra nel proprio posto di lavoro in caso di licenziamento illegittimo, non potrà farlo se non in combutta con la RSU. Se questo “imprenditore” volesse, potrebbe architettare la creazione di un Sindacatino territoriale composto da impiegati e operai compiacenti che in cambio avrebbero privilegi e certezze, far guadagnare a questa organizzazione consenso con mezzi leciti e meno leciti per poi, una volta insediata una maggioranza di componenti della RSU nella propria azienda, scrivere le regole del diritto del lavoro aziendale.
E' chiaro anche a coloro che non sono inclini ad osannare il Sindacalismo Confederale che in un contesto come questo la presenza di tali associazioni garantirebbe dei livelli minimi di tutele ed una armonizzazione a livello nazionale dei diritti. In questo modo, invece, in provincia di Varese ed in provincia di Livorno, avremmo due ordinamenti diversi con tutto ciò che ne consegue sul piano della concorrenza. Se a Benevento si licenzia con facilità si ricatta più agevolmente e quindi si produce di più, l'azienda di Torino, dove è maggiore la sindacalizzazione, non minaccerà più la delocalizzazione in Romania ma a Benevento fino a quando gli operai stessi si vedranno costretti a chiedere al sindacato di accettare l'accordo al ribasso pur di non perdere il posto di lavoro.
In tempi di crisi, vere o supposte, l'unico obiettivo di Confindustria e di questo Governo è l'abbattimento del costo del lavoro che si realizza solo con l'eliminazione del ruolo del sindacato e della sua funzione quasi che la crisi fosse stata determinata dai lavoratori dipendenti.
Inutile dire che lo sciopero generale in questo contesto è sacrosanto e dovrà vedere l'adesione e la partecipazione attiva di tutte e di tutti come momento iniziale di costruzione di una strategia complessiva per la destituzione di questa classe politica e per la creazione di un progetto di ristrutturazione del diritto del lavoro che abbia come unico fine quello di abrogare sic et simpliciter tutte le norma approvate negli ultimi dieci anni in questa materia.
Ribadisco che la debolezza dell'azione sindacale e politica degli ultimi anni è dovuta principalmente alla totale assenza di un progetto politico alternativo a quello del centro destra che, in quanto tale, sta solo facendo il suo lavoro che consiste nello smembramento del diritto del lavoro in favore dei ceti più ricchi che rappresenta. Quello che manca è il progetto della sinistra, l'alternativa a questo disastro, la possibilità concreta di sperare in un paese migliore. Nessuno lotta davvero se non sa con precisione per cosa e per chi.

Marco Guercio