mercoledì 15 luglio 2020

Scuola: la storia di Giovanni

Giovanni è un giovane di 19 anni, frequenta l’università, il primo anno. È uscito dalle ex scuole magistrali nell’anno scolastico 1998/99. Il papà di Giovanni vuole cercare più strade per il figlio, allora lo invita a partecipare al Concorso per insegnanti. Il famoso concorsone Berlinguer. Controvoglia Giovanni inizia la preparazione al Concorso, non è convinto, forse non è quello che vuole fare davvero. Ma al sud meglio trovarsi più strade. Allora decide di provarci. 
Svolge la prova scritta e prende il massimo dei voti, l’orale invece non è proprio il massimo, ma riesce comunque ad abilitarsi all’insegnamento. Elementare e Materna. 
Tecnicamente adesso è un maestro. 
Intanto continua l’università a tempo perso. 

Il papà però non è contento, per Giovanni vuole il meglio e lo indirizza verso la Specializzazione sul sostegno. In quegli anni gli insegnanti di sostegno servivano tanto, soprattutto al nord. Bandiscono corsi di formazione un po’ dovunque, a pagamento, soprattutto al sud. Basta conoscere tizio e caio, pagare qualcosina in più e si “passa” la selezione. Visto che hai pagato un po’ in più puoi anche assentarti le volte che vuoi, tanto ti firmeranno i tuoi amici e colleghi. Ma il papà di Giovanni è un uomo tutto di un pezzo, non vuole chiedere favori a nessuno e decide di iscrivere il figlio ad un corso di Specializzazione a Verona! 
Giovanni lascia l’università, inizia a viaggiare, ma con il primo anno della specializzazione e l’abilitazione all’insegnamento può fare domanda di supplenza e messa a disposizione. L’unica cosa è che deve trasferirsi. Prende una casetta nei pressi della stazione, con altri suoi colleghi. 
Inizia a lavorare subito, contratto a t.d. fino a giugno. Un sogno!
Giovanni entra in classe per la prima volta, vuole mettere in pratica quello che ha studiato a ben presto si rende conto che le cose scritte sono ben altra cosa rispetto alla realtà. Eppure lavora in una scuola del nord, veneta, super attrezzata. Non sa cosa gli aspetta quando scenderà al sud, nella sua provincia.
Comunque, ogni giorno attraversa la pianura padana per andare nella sua scuola, inizia a capire come funziona davvero. Gli organi collegiali, i pdp, i pei etc etc.
Lo chiamano “amichevolmente” il terun.
Riesce ad abilitarsi al corso di Specializzazione, finisce l’anno scolastico e gli consigliano di spostarsi. Così produce domanda in Regione Campania. Ha anche una buona posizione nella graduatoria regionale. Addirittura un sindacalista gli prospetta l’immissione in ruolo di li a breve. 
Giovanni inizia a lavorare sul sostegno, incaricato annuale...di anno in anno l’immissione in ruolo diventa un miraggio. Lo sorpassano sempre...
I punteggi si gonfiano miracolosamente. Inizia a guardarsi intorno. Gli propongono un Ecdl (patente europea per il computer), poi un master all’università tal dei tali, poi un corso di perfezionamento. Giovanni inizia a capire che così si va avanti. Paghi 500/600 € e ti “regalano” qualche punto. Funziona così!
Riesce così ad agguantare sempre il suo posto annuale.
Ad un certo punto arriva la riforma della cara Ministra Gelmini. Maestro unico etc etc. 
Quell’anno Giovanni lavora comunque, ma con supplenze brevi. Due giorni da una parte, tre da un’altra e non riesce a completare l’anno con il relativo punteggio. 
Un po’ deluso ed amareggiato decide di spostarsi in altra regione. Il Ministero da la possibilità di inserirsi in coda alle graduatorie con una scelta di tre province. Decisione davvero gravosa. 
Dopo nove anni di precariato, Giovanni deve spostarsi in altra regione e provincia, sempre da precario. Sceglie due province del nord, Novara e Bologna e una improbabile come Sassari. 
Aspetta e spera...
Fortunatamente lo chiamano a Bologna per un incarico annuale. Giovanni affronta il viaggio in auto, arriva a Bologna la mattina alle 7:00. Si lava alla meglio nel bagno del provveditorato. Accetta l’incarico e va direttamente a prendere servizio. 
È il primo settembre del 2009. Inizia una nuova avventura, Giovanni ha 28 anni.
Per un mesetto riesce ad appoggiarsi a casa di un cugino che abita a 40 km da Bologna, ma troppo stressante, allora decide di prendere casa da solo.
Gli affitti in città sono alle stelle, allora decide per la provincia. Prende un bilocale, per stare tranquillo. Paga 450 € al mese più le spese per luce, gas, spesa...
Insomma Giovanni a stento arriva a fine mese, ma è comunque un lavoratore statale, riesce a campare, ha già 11 anni di servizio e contributi. 
Nel 2010 decide di sposarsi con la sua compagna di una vita. Ma vivono lontani, lei al sud, lui al nord. 
Dopo due anni però arriva una grande notizia. Immissioni in ruolo e lui rientra. Finalmente!
Riesce ad entrare in ruolo dopo solo due anni di precariato in Emilia Romagna.
La scuola dove insegna è fantastica, funziona perfettamente, anche se la maggioranza degli insegnanti è del sud. Quasi tutti meridionali. 
Dopo il blocco Giovanni prova a fare domanda di trasferimento e assegnazione provvisoria. Niente! 
Non riesce a scendere. È immobilizzato. Nel 2013 Giovanni diventa papà, a distanza. Riesce ad usufruire della paternità, poiché la moglie è a casa. Per un anno vede crescere suo figlio. Ma l’anno dopo è costretto a risalire. Scende ogni 15 gg, in treno. Quindi oltre all’affitto, alle utenze, deve aggiungere il viaggio in treno. Soldi che vanno via. Giovanni cerca di giocarsi tutte le carte e prova a vedere se è possibile prendere una 104. Il papà, purtroppo, non è in forma, anzi ha avuto diverse operazioni al cuore. Potrebbe essere una buona occasione, anche se per il trasferimento si può utilizzare la 104 solo personale. 
Un suo amico lo mette in contatto con un medico della sua provincia. Basta sborsare 4000 euro e il gioco è fatto. Finge di avere un problema al braccio, non può muoverlo bene e può dirsi invalido. 
Giovanni non riesce a pensare ad una cosa del genere. Eticamente è sbagliato e lui, in quanto educatore, non può barare. Cosa insegnerà al figlio? Che con la furbizia si può andare ovunque? Lui che deve dare l’esempio? 
No, Giovanni non ce la fa e rinuncia. Preferisce aspettare.
Cambia governo e cambia ministero. Ovviamente la prima cosa che fa un governo neo eletto cos’è? La riforma della scuola. 
Il “buon” Renzi elabora una riforma che spiega in TV, con tanto di lavagnetta (vuole sembrare un maestro buono). In effetti da più poteri ai dirigenti scolastici, istituisce il concorso a cattedre ogni tre anni ed elabora un piano di rientro per i docenti “immobilizzati”, diviso in tre fasi. Una roba complicatissima.
Giovanni riesce così, finalmente a rientrare nella sua regione. Chiamata diretta. Mentre è in partenza per le vacanze deve decidere la sede. Su un autogrill in direzione Montenegro, lo chiama questa scuola di Napoli.
“Signor Finelli, mi deve dire se accetta o meno, poi il colloquio lo faremo a fine agosto”.
“Accetto”
Giovanni è felice, finalmente riesce tornare nella sua regione, farà qualche km in più ma pazienza, non saranno 600 come quelli degli ultimi anni.
Insomma questa è la storia di Giovanni, che ancora insegna in quella scuola di Napoli. Prova ancora trasferimento e assegnazione provvisoria, ma non riesce a ritornare nella sua città. Fa nulla, si accontenta. Le spese non sono elevate, si può anche fare. 
Giovanni ha anche la sua seconda figlia, lui sta bene e anche i genitori e non ha bisogno della 104. 
Spera di non chiederla mai...

1 commento:

  1. I Docenti Immobilizzati ti ringraziano e ti vogliamo con noi!!! Stiamo ancora lottando

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